martedì 2 ottobre 2007

Arca Russa





Titolo: Arca Russa
Regia: Aleksandr Sokurov
Produzione: Russia 2002
Durata: 96'

“E’ possibile conoscere il futuro , è il passato che non si conosce” dice uno dei due protagonisti del film. Il primo è un diplomatico ottocentesco tipo Talleyrand, che incarna l’Europa occidentale nel suo amore e nei suoi pregiudizi nei confronti della Russia (e nella nostalgia del mondo “prima della rivoluzione”); l’altro, solo una voce fuori campo,quella del regista medesimo. I due sono caduti come in un sogno dentro la storia del passato racchiusa in un luogo specifico, il museo dell’Ermitage, che fu corte di Pietro e di Caterina, di Nicola I e II, fino alla Rivoluzione d’ottobre. Viaggiano nel tempo, i nostri due esploratori di un memorabile passato, dentro un film memorabile per più aspetti, e soprattutto per la sua incredibile novità tecnica che è anche, trattandosi di un regista come Sokurov, linguistica.

Arca Russa è infatti girato in un’unica sequenza, steadycam in spalla, correndo o fermandosi negli ambienti più vasti come nei più segreti del grande palazzo, incontrandovi zar e cortigiani, e con il pubblico odierno del museo, fino a un grande ballo finale orchestrato, come tutto il film, con meravigliosa “puntualità” e sontuosità, da fare impallidire quelli di il gattopardo e l’orgoglio degli Amberson e il piacere di Max Ophuls. Centinaia e centinaia di attori e comparse in movimento dentro il grande palazzo e la sovrana(vien da dire zaristica) autorità di Sokurov a strappar loro la battuta giusta e il movimento giusto al tempo giusto. I dubbi vengono dopo il fascino, quando si comincia a riflettere sul senso del film. L’Ermitage è l’arca russa, e va bene, ma è stato anche il luogo dei riti del potere assoluto, il cuore di un sistema infinitamente oppressivo. Ci si ricorda di un racconto di Lev Tolstoj, Dopo il ballo, dove il fascino di una festa meravigliosa e di quella casta crolla, per il protagonista, quando all’alba lasciando il ballo vede il vecchio impareggiabile padrone di casa ordinare spietatamente la fucilazione di alcuni cosacchi. Troviamo spesso nella filmografia di Sokurov il termine “elegia”, ma si può fare un’elegia di questo potere, dopo che si è aggredito e smontato i riti di Hitler e Lenin, in altri film? Un buon antidoto, almeno per ragioni di equilibrio, sarebbe abbinare questo film all’Ottobre di Ejzenstejn, irruzione negli stessi luoghi meravigliosi della plebe che ne era stata sfruttata e oppressa negli ultimi

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