mercoledì 10 ottobre 2007

Touchez pas au grisbì

Titolo: Grisbì
Regia: Jacques Becker
Produzione: Francia 1954
Durata:94'

I giornali informano di una rapina spettacolare a Orly. Otto lingotti d’oro sono stati rubati, nessuna notizia dei rapinatori. Il bandito di Pigalle Max spera che questo sia l’ultimo colpo della sua vita. Vorrebbe ritirarsi in campagna a godersi il grisbì, ma ha fatto i conti senza l’amico e complice Riton, che per farsi bello agli occhi dell’ amichetta Josy le racconta tutto. Lei, a sua volta, riferisce del grisbì al truand emergente Angelo, che cerca di far cadere in trappola Max e Riton. Non riuscendo ad eliminare il primo rapisce il secondo e chiede i lingotti come riscatto. Max non si da per vinto e si presenta all’appuntamento con la gang di Angelo insieme a Pierrot, altro “anziano” della mala parigina, e al giovane Marco. Lo scontro a fuoco fra le due bande è inevitabile.
Partendo dal romanzo “Touchez pas au grisbì!” di Albert Simonin, il più grande successo editoriale della famosa serie “noir”, Jacques Becker realizza questo film esemplare. Inizialmente poco entusiasta del progetto, Becker facendosi tentare dalle potenzialità del romanzo si butta a capofitto nell’impresa. Per il ruolo di Max viene scelto Jean Gabin: il protagonista del romanzo sembra scritto su misura per lui. Becker rispetta letteralmente i principali elementi che caratterizzano i film noir e di gangster. Il bianco e nero “secco”, le atmosfere notturne, le sparatorie e gli scontri fra la “vecchia generazione”, rispettosa delle regole d’onore che governano il loro mondo, e la nuova generazione, ansiosa di emergere e che non si mette alcuno scrupolo. Al di là di questo, al regista, l’epica romantica della malavita descritta da Simonin, non interessa molto; ciò che gli preme realmente è mettere a nudo l’interiorità di questi personaggi e per farlo agisce per sottrazione, studiando attentamente ogni inquadratura e scegliendo sempre quelle in cui l’azione svolta è più convincente eliminando tutte le opzioni “superflue”. Il risultato di questa operazione di selezione si può ammirare da come è tratteggiato il personaggio di Max, un gangster della malavita parigina che, stanco della vita del criminale, aspira a ritirarsi in campagna per invecchiare in pace. Infine non posso fare a meno di elogiare l’interpretazione di Jean Gabin,capace di tratteggiare, con gesti misurati lo spessore del suo personaggio, a tal proposito mi ritorna in mente la scena in cui Max, si mette gli occhiali per leggere… anche gli eroi invecchiano.

Da leggere sull'argomento raccomando la lettura dello splendido libro di
Mauro Gervasini "Cinema poliziesco francese"

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